Musica e cultura
Consapevole dell’abisso che separava nel nostro Paese la musica dalla cultura e quanto mancasse una reale cultura della musica, quella che porta nel resto d’Europa tanti normali cittadini alla felice consuetudine dell’hausmusik, Farulli ha operato con strenua determinazione per saldare questa pernicioso divorzio. Tanto più negativo perché alla figura del musicista, del maestro, non era richiesta alcuna formazione culturale al di là di quella strettamente tecnica, mentre gli uomini di cultura, i politici, potevano permettersi di ignorare Beethoven.
La creazione dell’Estate Fiesolana, con il coinvolgimento delle Case del Popolo, la multidisciplinarietà, le formule innovative come i concerti itineranti nella aie, nelle chiese alla ricerca di un pubblico totalmente digiuno di cultura musicale, è stato il primo passo di un lungo percorso la cui prima tappa è stata la formazione del Comitato permanente Musica e Cultura (1966). Le personalità più vive ed avvertite dell’epoca, da Dallapiccola a Carloni, da Petrassi a Massimo Mila a Andrea Mascagni, dedicarono le loro energie a metter pienamente a fuoco le questioni centrali della vita musicale: la necessità di una riforma radicale dell’educazione musicale e quindi dei conservatori, e parallelamente l’inserimento della pratica attiva della musica nel normale piano di studi nella scuola di ogni ordine e grado; la cultura della musica nei mass-media e la riforma degli Enti Lirici etc. Nei tre convegni del ‘66, del ’69 e del ‘73 questi temi furono affrontati e sviscerati, con grandi aspettative di un reale rinnovamento che solo in tempi lunghi si è in parte avverato.
Farulli ha testimoniato per tutta la vita la valenza culturale specifica della musica, strumento impareggiabile di socializzazione, di educazione alla democrazia, di ricerca e costruzione comune del bello; nel fare musica insieme ciascuno acquista il senso di sé dalla partecipazione degli altri